sabato 17 marzo 2007

La casa di Asterione - Jorge Louis Borges


“E la regina dette alla luce un figlio che si chiamò Asterione”
Apollodoro, Biblioteca III, 1

So che mi accusano di superbia, e forse di misantropia, o di pazzia. Tali accuse (che punirò al momento giusto) sono ridicole.
È vero che non esco di casa, ma è anche vero che le porte (il cui numero è infinito)* restano aperte giorno e notte agli uomini e agli animali. Entri chi vuole. Non troverà qui lussi donneschi ne' la splendida pompa dei palazzi, ma la quiete e la solitudine.
E troverà una casa come non ce n'è altre sulla faccia della terra. (Mente chi afferma che in Egitto ce n'è una simile.)
Perfino i miei calunniatori ammettono che nella casa non c'è un solo mobile. Un'altra menzogna ridicola è che io, Asterione, sia un prigioniero. Dovrò ripetere che non c'è una porta chiusa, e aggiungere che non c'è una sola serratura? D'altronde, una volta al calare del sole percorsi le strade; e se prima di notte tornai, fu per il timore che m'infondevano i volti della folla, volti scoloriti e spianati, come una mano aperta. Il sole era già tramontato, ma il pianto accorato d'un bambino e le rozze preghiere del gregge dissero che mi avevano riconosciuto. La gente pregava, fuggiva, si prosternava; alcuni si arrampicavano sullo stilobate del tempio delle Fiaccole, altri ammucchiavano pietre. Qualcuno, credo, cercò rifugio nel mare. Non per nulla mia madre fu una regina; non posso confondermi col volgo, anche se la mia modestia lo vuole.

La verità è che sono unico. Non m'interessa ciò che un uomo può trasmettere ad altri uomini; come il filosofo, penso che nulla può essere comunicato attraverso l'arte della scrittura. Le fastidiose e volgari minuzie non hanno ricetto nel mio spirito, che è atto solo al grande; non ho mai potuto ricordare la differenza che distingue una lettera dall'altra. Un'impazienza generosa non ha consentito che imparassi a leggere. A volte me ne dolgo, perché le notti e i giorni sono lunghi.

Certo, non mi mancano distrazioni. Come il montone che s'avventa, corro pei corridoi di pietra fino a cadere al suolo in preda alla vertigine. Mi acquatto all'ombra di una cisterna e all'angolo d'un corridoio e giuoco a rimpiattino. Ci sono terrazze dalle quali mi lascio cadere, finché resto insanguinato. In qualunque momento posso giocare a fare l'addormentato, con gli occhi chiusi e il respiro pesante (a volte m'addormento davvero; a volte, quando riapro gli occhi, il colore del giorno è cambiato). Ma, fra tanti giuochi, preferisco quello di un altro Asterione. Immagino ch'egli venga a farmi visita e che io gli mostri la casa. Con grandi inchini, gli dico: "Adesso torniamo all'angolo di prima," o: "Adesso sbocchiamo in un altro cortile," o: "Lo dicevo io che ti sarebbe piaciuto il canale dell'acqua," oppure: "Ora ti faccio vedere una cisterna che s'è riempita di sabbia," o anche: "Vedrai come si biforca la cantina." A volte mi sbaglio, e ci mettiamo a ridere entrambi.

Ma non ho soltanto immaginato giuochi; ho anche meditato sulla casa. Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo. Tuttavia, a forza di percorrere cortili con una cisterna e polverosi corridoi di pietra grigia, raggiunsi la strada e vidi il tempio delle Fiaccole e il mare. Non compresi, finché una visione notturna mi rivelò che anche i mari e i templi sono infiniti. Tutto esiste molte volte, infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l'intricato sole; in basso, Asterione. Forse fui io a creare le stelle e il sole e questa enorme casa, ma non me ne ricordo.

Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male. Odo i loro passi o la loro voce in fondo ai corridoi di pietra e corro lietamente incontro ad essi. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l'altro; senza che io mi macchi le mani di sangue. Dove sono caduti restano, e i cadaveri aiutano a distinguere un corridoio dagli altri. Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore. Da allora la solitudine non mi duole, perché so che il mio redentore vive e un giorno sorgerà dalla polvere. Se il mio udito potesse percepire tutti i rumori del mondo, io sentirei i suoi passi. Mi portasse a un luogo con meno corridoi e meno porte! Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro con volto d'uomo? O sarà come me?

Il sole della mattina brillò sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue.
"Lo crederesti, Arianna?" disse Teseo. "Il Minotauro non s'è quasi difeso."

*L'originale dice quattordici, ma non mancano motivi per inferire che, in bocca ad
Asterione, questo aggettivo numerale vale infiniti. [N. d. A.]


(Jorge Louis Borges, La casa di Asterione, in L'Aleph, Adelphi)

Citazioni

(...) Ci deve essere una notte per ognuno, una notte nella tua vita che ricorderai per sempre. E se tu sai che la notte sta venendo, e che questa notte sarà quella notte particolare, allora afferrala, non porle domande, e, dopo di essa non farne parola con alcuno. Perché, se la lascia fuggire via, essa potrebbe non tornare un'altra volta. (...)

(Ray Bradbury, Una notte nella tua vita, in Viaggiatore del tempo, 1988, Oscar Mondadori, 2003)

mercoledì 14 marzo 2007

American Gods - Neil Gaiman

Ho appena finito di leggere American Gods, forse il romanzo più conosciuto di Neil Gaiman. Inglese classe 1960, Gaiman è ricordato soprattutto per essere uno dei padri di Sandman, serie a fumetti pubblicata dal 1989 al 1996.
Come in Sandman, anche in questo suo romanzo vivono fra gli uomini dei, divinità, miti e leggende. La storia ruota attorno a Shadow, strano personaggio appena uscito di prigione che incontra Wednesday, figura misteriosa e naturalmente non umana. Si delinea così lentamente una guerra all'ultimo sangue fra vecchi dei, portati in America dagli immigrati nelle epoche più disparate, e quelli nuovi, quelli della televisione, di internet, dei soldi.
Il romanzo è molto piacevole, veloce e facile da leggere, merito soprattutto della scrittura dinamica e molto immaginifica di Gaiman. Con poche parole riesce a creare immagini salde, mostrando una buona fantasia. E' simpatica anche la caratterizzazione delle divinità, mascherati da esseri umani, sempre dimenticati dai popoli che un tempo li veneravano, costretti a fare i lavori più umili.
Alla fine si ha l'impressione di aver letto una gran bella storia d'avventura, ma non memorabile, non sembra lasci molto da pensare. L'inizio è davvero bello e coinvolgente, si perde poi nella seconda parte e alla fine sembra chiuso con una gran fretta. Comunque un buon romanzo fantstastico da un autore con una grande immaginazione.

martedì 13 marzo 2007

Inaugurazioni mostre - Marzo

Cavolo, è quasi un mese che non posto...il tempo vola.

Ecco le mostre che si aprono o si sono aperte questo mese. Alcune sono particolarmente interessanti, da vedere.

2 marzo - 29 luglio
Cézanne a Firenze. Due collezionisti e la mostra dell'Impressionismo nel 1910
Firenze, Palazzo Strozzi
Orari- venerdì - mercoledì: 9-20; giovedì: 9-23
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3 marzo - 8 luglio
Luca Cambiaso. Un maestro del Cinquecento europeo
Genova, Appartamento del Doge, Palazzo Ducale - Palazzo Rosso, Via Garibaldi 18
Orari- Palazzo Ducale: martedì - domenica: 9-19; Palazzo Rosso: martedì - venerdì: 9-19, sabato e domenica: 10-19
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10 marzo - 24 giugno
Kandinsky e l'Astrattismo in Italia 1930-1950
Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12
Orari - martedì-domenica 9.30 - 19.30; giovedì 9.30 - 22.30; lunedì 14.30 - 19.30
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31 marzo - 22 luglio
Piero della Francesca e le corti italiane
Arezzo, Museo di Arte Medievale e Moderna
Orari- non conosciuti
Sito- non conosciuto