lunedì 19 febbraio 2007

INLAND EMPIRE - David Lynch. Sottotitolo: what?!

"Hey, David...What are you doing?!"

Non so, non riesco a esprimere un giudizio sensato sull'ultimo film di Lynch, che per me è rimarrà sempre un genio, uno degli autori più visionari e rivoluzionari.
Ma quest'opera non l'ho capita. Ok, mi direte che nemmeno gli altri erano poi tanto chiari. Ma questo non ha capo né coda...questo ci può anche stare, ma il film è alla fine indigesto. Secondo me Lynch porta alle conseguenze estreme il suo cinema, la sua arte, non tanto per gigioneria, per tirarsela o per campare del suo status da regista di culto. Lo fa perché ha avuto la possibilità di farlo (grazie anche all'economicissimo digitale, con il quale è stato realizzato), lo fa perché lui è così, punto e basta. Non è un'operazione intelettuale. Questo è Lynch allo stato puro. E mi viene il dubbio che il Lynch migliore sia quello un po' frenato dai produttori...da un accenno di sceneggiatura.
Qui uno script c'è, non nella storia, ma nella costruzione di rimandi simbolici, che si colgono nel film e danno un senso al tutto. Ma ci si ritrova spesso di fronte a scene proprio inutili, troppo lunghe e anche sciocche. Tre ore di film, con alcune sequenze da antologie e che colpiscono, ti rimangono in mente, ma anche con tanta noia...
Qualcuno ha detto che questo film o lo si ama o lo si odia...io l'ho odiato e amato allo stesso tempo.
Non so, forse l'importanza del film è questa.
A volte mi dico che fa veramente schifo...altre volte ci ripenso e ci medito. Quindi per me ora come ora non si può giudicare...ci troviamo di fronte a un oggetto cinematografico che non fa parte di questo tempo, nato in coordinate sbagliate...
Musica davvero bella e disturbante.
Attori alcuni fantstici, altri legnosi...come la Dern che non ho mai sopportato.
Comunque, per capire chi è Lynch, ecco una sua frase: "
Non so perché la gente si aspetti che l'arte abbia un senso, visto che accetta l'idea che la vita sia priva di senso".
Ultima nota...secondo me ha molti riferimenti biblici.
Ecco, mi è venuta voglia di rivederlo. Dannato Lynch!

"David, I don't understand you... But it's ok"

Inaugurazioni mostre - Febbraio

Voglio iniziare una specie di rubrica, un piccolo calendario di alcune mostre italiane e anche estere che si aprono, mese per mese. Spero poi di vederne il più possibile e cercherò di dire la mia...

16 febbraio - 10 giugno
I Macchiaioli. Sentimento del vero
Torino, Palazzo Bricherasio, via Lagrange 20
Orari -
lunedí: 14.30-19.30; martedí, mercoledí, venerdí, domenica: 9.30-19.30; giovedí, sabato: 9.30-22.30
Sito

18 febbraio - 20 maggio
Rinascimento ritrovato. Nell'età di Bramante e Leonardo tra Navigli e Ticino
Abbiategrasso (Mi), Convento dell'Annunciata
Orari - 18/2 - 31/3: 9.30-18.30; 1/4 - 20/5: 9.30-19.30
Sito

18 febbraio - 20 maggio
Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, corso Ercole I d'Este 21
Orari - domenica - giovedì: 9-20; venerdì - sabato: 9-22
Sito

22 febbraio - 3 giugno
Desiderio da Settignano. La scoperta della grazia nella scultura del Rinascimento
Firenze, Museo Nazionale del Bargello, via del Proconsolo 4
Orari - 8.15-18
Sito

24 febbraio - 10 giugno
Il Piccio. Un pittore romatico nell'Europa dell'Ottocento
Cremona, Santa Maria della Pietà, piazza Papa Giovanni XXIII
Orari - martedì-sabato: 9-19; domenica e festivi: 10-19
Sito



venerdì 9 febbraio 2007

Nuovomondo - Emanuele Crialese

Due parole su questo film, visto ieri a un cineforum.
Bello, davvero notevole. Non è stato candidato agli oscar come miglior film straniero, ma secondo me almeno la candidatura l'avrebbe meritata.
Il film racconta la storia di una famiglia siciliana che si imbarca per l'America, agli inizi del Novecento. Il film interpreta un avvenimento storico con un taglio onirico. La partenza è da film realista, con una bellissima descrizione della dura vita dei contadini siciliani. Ma il realismo viene poi narrato in modo surreale, creando una combinazione simpatica, forte e davvero moderna. Il film racconta il viaggio dei protagonisti procedendo per tesi e concetti. I momenti più alti sono proprio le scene oniriche, mentre cade un po' nella retorica nei momenti finali, dove viene evidenziato il trattamento riservato agli italiani dagli americani. Può essere definito quasi un film realista-surreale. Particolare il fatto di non mostrare mai questo "nuovomondo", che rimane sempre come una meta ideale. Infatti non mi sembra nemmeno si parli mai di America o di Stati Uniti, ma solo di Nuovomondo.
Fotografia eccezionale, ma soprattutto gli interpreti, tutti davvero bravi. Coraggiosa la Charlotte Gainsbourg, bravo il padre, il ragazzo muto, ma eccezionale la vecchia madre, di una potenza straordinaria. Con uno sguardo e anche senza parlare, riesce a trasmettere tanto. Unica pecca è data dai sottotitoli. Il film è quasi interamente in dialetto siciliano. Ma non si capisce come siano usati i sottotitoli: a volte appaiono, anche quando si capisce il dialogo, a volte quando non servono non ci sono. Film notevole e da vedere assolutamente.

martedì 6 febbraio 2007

Shock - Mario Bava (1977)

Mi stanno venendo un po' di idee per nuovi post...ho qualche film arretrato di cui vorrei parlare.
Stasera voglio spendere però due parole su Shock, l'ultimo vero film diretto dal Maestro Mario Bava. A due anni più tardi risale la regia di la Venere d'Ille, film televisivo girato in gran parte dal figlio Lamberto. Ma Shock può essere considerata l'ultima fatica del grande regista-artigiano.

Dora torna a vivere nella grande casa assieme al figlio Marco e al secondo marito Bruno. Anni prima il marito Carlo si era suicidato, gettando Dora nella depressione più profonda. Appena giunti iniziano però a verificarsi strani fenomeni e il piccolo Marco si comporta in modo davvero strano.


Notizie sparse, con qualche spoiler.
Da molti considerato uno dei minori di Bava, riserva in realtà numerose sorprese. Il figlio Lamberto collabora in parte alla regia e alla sceneggiatura assieme a Francesco Barbieri, Paolo Brigenti e il grande Dardano Sacchetti (Il gatto a nove code e Reazione a Catena). Rispetto ai film precedenti di Bava si registrano meno invenzioni, una regia più "tranquilla". La sceneggiatura regge durante il film e propone un bel finale, solido e legittimo. Bava sembra lasciarsi prendere dalla storia (comunque semplice e già vista), proponendo però sprazzi geniali, soluzioni che tolgono il fiato e colpiscono. Si registrano anche banalità assurde nei dialoghi, una su tutte la frase detta dal figlioletto, serio serio: "Mamma, ti devo uccidere...". Sguardo gelido della madre...
La storia pur essendo banale (rispetto alle trame spesso intricate proposte da Mario) evidenzia dei passaggi curiosi e molto aggiornati all'epoca. Molto curioso è il rapporto del bambino con la madre, che viene spesso confuso con quello fra il vecchio marito e la Dora. Il bambino manifesta le volontà del fantasma del padre nei confronti , anche da un punto di vista sessuale. Ma qui non si cade nel volgare.

Dora è interpretata da Daria Nicolodi, all'epoca compagna di Dario Argento, con il quale aveva scritto Suspiria, diretto nello stesso periodo. La Nicolodi è inoltre la mamma di Asia. L'attrice urla per tutto il film, ma è davvero convincente nella parte.
Bava si lascia prendere dalla moda dei film di Argento e inserisce una colonna musicale rock e in parte progressive, composta dai Libra, sulle orme dei Goblin. Ma la musica è ottima e accompagna nel modo migliore la storia.
Alcune suggestioni: in più punti sembra di vedere La Casa di Sam Raimi, del 1981. Il pianoforte che si anima e ride, l'idea della cantina, anche l'accompagnamento musicale. Raimi deve aver avuto ben presente questo piccolo gioiello, non perfetto ma piacevole di Bava. Cercate nella rete, o meglio leggete monografie su Mario Bava, avrete grandi sorprese: Bava è il vero maestro di Argento e altri registi italiani e stranieri di genere, citato da tanti, ma ricordato da pochi.
Approfondimenti: bellissimo sito inglese dedicato al regista; sito italiano dedicato a Bava

domenica 4 febbraio 2007

I tre impostori - Arthur Machen

Ho appena finito di leggere I tre Impostori, capolavoro di Arthur Machen del 1895.
Si tratta di un romanzo costituito da diversi racconti apparentemente slegati, ma in realtà collegati fra loro da una trama precisa, che si rivelerà solo alla fine. Il signor Dyson e il signor Phillipps sono due amici molto diversi fra loro: il primo è uno scrittore, che crede alla potenza dello spirito e della mente; il secondo invece è l'animo più razionale e scientifico. I due girano per la Londra della fine Ottocento alla ricerca di avventure, e ne trovano una molto particolare...e pericolosa.
Il romanzo è un caposaldo della letteratura fantastica. Può essere considerato un Decamerone ermetico, un insieme di racconti raccontati da misteriosi personaggi, che hanno come tematica l'avventura e il soprannaturale. Le fonti d'ispirazione maggiori sono Le mille e una notte e in generale tutto Robert Louis Stevenson, grande riferimento letterario di Machen. Per la precisione si ritrovano contatti con Il dinamitardo e con
Il dottor Jeckyll e Mr Hyde.
Quest'opera, come anche le altre di Machen, si pongono come base e punto di partenza preziosissimo per tutti gli scritti di H. P. Lovecraft, che considerava Machen un maestro e punto di riferimento. Un racconto presente nel romanzo sembra ispirare direttamente molti episodi del Ciclo di Cthulhu.
L'andamento del romanzo è circolare: il finale ci conduce direttamente al punto dal quale il lettore è partito. La Londra descritta è un mondo misterioso, cosmopolita, vero centro del mondo, vera capitale magica. Viene mischiata la tipica avventura della letteratura inglese di fine Ottocento assieme a un grande interesse per il fantstico e l'ermetismo.

Quella di Machen è una figura interessante e purtroppo misconosciuta, che ha ispirato tanta letteratura di genere del Novecento. Non solo Lovecraft, ma anche Fritz Leiber (altro grande dimenticato). La passione per il genere fantastico sembra derivata dalle sue frequentazione con il gruppo esoterico "Hermetic Order of the Golden Dawn". L'opera più famosa di Machen è però Il grande dio Pan (1890), dove la natura appare come un'entità misteriosa, violenta e terribile, incarnata nell'antica figura di Pan...
I tre impostori è un caposaldo della letteratura inglese di fine Ottocento e un ottimo punto di partenza per scoprire uno scrittore immaginifico, mai noioso e per nulla comune come Machen.
Per iniziare a conoscere Machen si veda la pagina italiana wiki, passando poi a quella in inglese che è più completa. Qui si trova invece un completo sito in inglese dedicato all'autore.